di Barbara Pandolfi ■
Chiunque guardi da Gerusalemme verso il monte degli Ulivi nota subito le cupole dorate, che ricordano lo stile russo del XVI secolo, del monastero di Maria Maddalena.
Le sette cupole d’oro sono un ricordo dello splendore della città santa, delle sue molte cupole e chiese. Collocato in uno splendido giardino, sulle pendici del monte, poco sopra la chiesa del Getsemani, il monastero è stato edificato dallo zar Alessandro III nel 1886 Come molti edifici che appartengono ormai all’immagine di Gerusalemme, anche questo non è particolarmente antico e, tuttavia, la “storia” che narra è un pezzo di Vangelo che rende giustizia a una donna straordinaria: Maria Maddalena.
Questo monastero è posto quasi a “guardia come una torre” della città di Gerusalemme ed è un omaggio a colei che è stata sicuramente una delle protagoniste principali dell’avventura cristiana. Eppure proprio su Maria Maddalena si sono nei secoli sovrapposte confusioni e leggende che hanno messo in ombra questa discepola che fin dall’inizio ha fatto parte del gruppo dei discepoli itineranti che seguivano Gesù, come testimoniato dal vangelo di Luca al capitolo 8.
Secondo alcuni, tra cui Adriana Valerio, Maddalena sarebbe l’appellativo con il quale era chiamata questa donna nel gruppo di Gesù e dei suoi amici e questo nome significa in ebraico proprio “torre”. La sua storia è stata spesso confusa con quella della peccatrice che lava i piedi di Gesù con le sue lacrime (Luca 7,35-50) e per questo ancora oggi alcuni pensano di lei che fosse stata una prostituta ed è raffigurata con i capelli lunghi da penitenti a coprire il corpo nudo. Ma nessun testo evangelico la identifica come una prostituta.
Se è vero che Luca annota che da lei “sono usciti sette demoni” (Luca 8,2) non per questo vuol dire che questa donna fosse stata una prostituta e una peccatrice. Certo nei vangeli non emerge una responsabilità personale per il fatto di essere posseduti da un demone e non si tratta di una condizione morale. Altre interpretazioni sono possibili per comprendere l’an-notazione di Luca su Maria Maddalena. Dobbiamo riconoscere che era alquanto insolito che un gruppo di donne accettasse la vita itinerante dietro un Maestro. In molti testi un Rabbi non avrebbe dovuto dare a una donna nessun insegnamento, tanto meno accoglierla come discepola, tanto che in ebraico non esisteva neppure il termine.
Eppure Gesù supera tutte queste barriere e anche in altre occasioni difende le donne che ascoltano il suo insegnamento, come avviene per Maria di Betania, la sorella di Marta e Lazzaro, seduta ai suoi piedi, espressione tipica per dire l’essere discepoli.
Maria Maddalena è una donna originale, secondo i modelli del tempo, qua-si Indemoniati: come può pensare di andare dietro a un Maestro e ai suoi compagni? Quel nome “torre” allora potrebbe indicare bene la sua determinazione, la sua forza, la sua solidità. Il suo ricordo a Gerusalemme è certamente un atto dovuto che “ripara” i silenzi di alcuni passi biblici che fanno “sparire” questa donna dall’elenco dei testimoni della risurrezione.
Eppure lei e altre poche donne sono le testimoni di tutta la passione di Gesù: loro che osservano la sua morte in croce e vedono per prime il sepolcro vuoto. Tra tutte lei sola non solo vede la tomba vuota, quel mattino presto, quando il suo amore e la sua forza la conducono al sepolcro e continueranno poi a sostenerla nella ricerca del Maestro che sembra scomparso. «portato via”.
Questa scoperta che la sorprende e la sconvolge Maria la vive nella Chiesa nascente come una missione. E lei che va, infatti, a chiamare Pietro e l’altro discepolo. Dal testo di Giovanni sembra che i due non siano insieme. Con le sue parole Maria “raduna la chiesa” dispersa dopo la morte del Signore (Cfr. Giovanni 20, 11-12).
Quando poi incontra il Maestro e lo riconosce dal suono di una voce che la chiama per nome (e anche qui il testo evoca altre chiamate), per lei non c’è solo un incontro forte e dolce, ma anche una missione significativa. “Va’ dai miei fratelli e annuncia loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, al mio Dio e Dio vostro. Maria Maddalena aiutò dunque ad annunciare ai discepoli: Ho veduto il Signore ed ecco riò che mi ha vinto” (Giovanni 20, 17- 18).
Questo invio da pane di Gesù ha fatto si che autori antichi e moderni la definissero “apostola degli apostoli”, ma nonostante questo lei e le altre donne sono state “dimenticate” o non ricordate negli elenchi dei testimoni della risurrezione. Paolo, per esempio, non ricorda nessuna donna e scrive: “Apparve a Cefa/Pietro e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior pane di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra nati apparve anche a me come a un aborto” (1 Corinti 15,6-8).
Il monastero di Maria Maddalena sul monte degli Ulivi rimane come una “torre a ricordare sempre a tutti che quello che è avvenuto nel mistero pasquale è stato affidato a una testimone, a una apostola, a una donna straordinaria che ha accolto la chiamata ad essere discepola. ■